Per tutta la notte caddero stelle sul mio petto
e stanco di contarle risi, da solo, incontro alla notte felice.
E così, addormentato, sognante, firmamenti colorarono
[i miei occhi e aquile si lanciarono nelle valli.
Allora dischiusi gli occhi al sogno. E venne il piccolo Yossi
[a redimere il canto. Aleggiando egli cantava.
La voce della tortora si ode sulla terra. E sui boccioli del mattino
[una pioggia azzurra scende.
Alle pendici di un monte prima dell’alba m’inginocchio e ricordo,
[ricordo, ricordo.
Il capo nelle acque che cadono dalle alture con le verdi melodie
[di un sogno rorido e greve.
Posso udire tutti i tuoi canti, Yossi. Piccolo Yossi, che risplendi.
[Yossi, l’ammazzato davvero.
Le tue gazzelle erranti su ogni sentiero inseguono l’eco del tuo riso.
Mio Dio, mio Dio, tutte le vallate allora si colmarono d’acqua.
E dopo la pioggia il verde ci inondò e inebriò i nostri passi.
E a piene mani impallidirono funghi, come un racconto di fiaba
[che ammicca nelle pupille di mille occhi.
E tutti gli alberi in nostro onore accesero soli negli alti rami.
Oh Yossi, oh Yossi! Al volgere della notte la mia preghiera rivolsi
[alla superficie del lago
e le tue anatre biancastre si rovesciarono per elevarla a corona
[delle onde.
Ma col sorgere del sole anch’io mi elevo, completamente…
[divorato dal fuoco della brama
di baciare la polvere del prediletto degli amori.

Amir Gilboa (1917-1984)

Con questo testo del poeta israeliano Amir Gilboa (1917-1984) vogliamo celebrare la Giornata della Memoria. Amir Bilboa nacque col nome di Berl Feldman in una cittadina della regione della Volinia, in Ucraina. Perdette l’intera famiglia nella Shoah, mentre egli si trovava in Terra d’Israele già dal 1937.

Le poesie di Amir Gilboa dedicate alla Shoah sono concentrate soprattutto nei suoi volumi d’esordio, Sheva rashuyot (“Sette proprietà”, 1949) e Shirim ba-boqer ba-boqer, (“Poesie del mattino presto”, 1953), i quali coprono un periodo cronologico che si estende dal dopoguerra fino ai primi anni dello Stato d’Israele.

Nella poesia “Allora dischiusi gli occhi al sogno” un’atmosfera insolitamente quieta, incantata, idilliaca avvolge il poeta. L’io poetico, infatti, si abbandona con dolcezza al sogno e la visione del fanciullo è serena, in totale armonia con il paesaggio quasi fatato che lo circonda, sebbene alla terza strofa la sorte subita dal ragazzo irrompa con una forza a dir poco stridente.

È questo il segreto della forza di questa poesia. Dolore e felicità sono egualmente potenti e attuali, ma non si sopprimono l’un l’altro.

[da “Allora dischiusi gli occhi al sogno”. L’incontro con i defunti nella poesia ebraica della Shoah – Sara Ferrari Università degli Studi di Milano]